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Abbazia della SS. Trinita’ di Cava de’ Tirreni – Badia di Cava

by jp4aati9

Come arrivare alla Badia di Cava:

Indirizzo: Via M. Morcaldi, 6 – Abbazia Benedettina SS. Trinità – Badia di Cava

La Badia di Cava è raggiungibile dal centro di Cava de’Tirreni con gli autobus Busitalia Campania ORARI

Cava de’ Tirreni si può raggiungere in vari modi:

In auto: via autostrada A3 Napoli – Salerno (uscita Cava de’Tirreni)
In treno: treni della F.S. da Napoli e da Salerno

In autobus da Salerno linea 4 Salerno – Pompei Busitalia Campania ORARI

In autobus da Napoli e da Salerno tramite autolinee SitaSud:

linea Napoli -Nocera- Salerno ORARI oppure linea Napoli Amalfi ORARI

Visitare la Badia di Cava

La Badia di Cava può essere visitata tramite visita guidata con prenotazione obbligatoria al numero 3471946957 – email: visiteguidate@badiadicava.itVisite guidate:

La storia dell’Abbazia della SS. Trinità di Cava de’ Tirreni – Badia di Cava

Il fondatore della badia fu S. Alferio, nobile salernitano, che nel 1011 si ritirò sotto la grande grotta “Arsicia” per condurre vita ascetica.

Attratti dalla sua santità, accorsero alcuni discepoli perciò egli diede inizio alla costruzione un monastero di modeste dimensioni, sufficiente per una dozzina di religiosi. Sorse così, tra il torrente Selano e la grotta Arsicia, la Badia di Cava che Alferio dedicò alla Santissima Trinità; egli continuò ad abitare un piccolo vano della grande grotta, che si era scelto come cella, ed in questa, in età molto avanzata, morì e fu sepolto il 12 aprile 1050.

Fin quasi alla fine del sec. XIII Alferio ebbe una serie di successori eccezionali, di cui 11, oltre il fondatore, sono stati riconosciuti dalla chiesa come Santi (S. Leone I, S. Pietro I, S. Costabile) o Beati. Tra di essi si distinse S. Pietro I, nipote di Alferio, che ampliò grandemente il monastero e lo fece centro di una potente congregazione monastica con centinaia di chiese e monasteri dipendenti, sparsi in tutta l’Italia Meridionale.

Furono più di 3000 i monaci a cui San Pietro diede l’abito. Il papa Urbano II nel 1092 visitò l’Abbazia e ne consacrò la basilica.

Badia di Cava – by A. Durante

Papi e vescovi, principi e signori feudali favorirono lo sviluppo della congregazione Cavense, offrirono feudi, beni e privilegi e donarono all’abbazia o la proprietà o il diritto di patronato su chiese e monasteri.

I papi concessero il privilegio dell’esenzione, per cui l’abate di Cava finì per aver una giurisdizione spirituale, dipendente solo dal Papa, sulle terre e sulle chiese di cui la badia aveva la proprietà. Da parte sua Cava costituiva per i Papi un caposaldo di cui potevano fidarsi pienamente, tanto da affidare in custodia alcuni antipapi.

Amorosa fu la cura che gli abati avevano delle popolazioni. Ad esse assegnavano le terre dei vasti possessi dell’abbazia, con l’obbligo di metterle a coltura. Per la difesa delle popolazioni del Cilento dalle incursioni saracene S.Costabile e B. Simeone costruirono il castello dell’Angelo, detto poi Castellabate.

Nel 1294 il papa Bonifacio IX conferì il titolo di “città” alla Terra di Cava, elevandola in pari tempo a diocesi autonoma, con un proprio vescovo, che doveva però risiedere alla Badia, la cui chiesa venne dichiarata cattedrale della diocesi di Cava.

Con la soppressione del 1866, in considerazione dei valori artistici e scientifici accumulati nelle sue mura e del fatto che erano centro di una diocesi, il monastero fu dichiarato Monumento Nazionale e, come tale, si salvò dalla rovina a cui andarono incontro tante altre illustri abbazie.

Nel XVIII sec. la chiesa e alcune parti della badia furono ampliate e ricostruite, ma rimangono ancora cospicui elementi medievali.

Importanti l’archivio, con circa 15000 pergamene dall’VIII al XIX sec., e la biblioteca, che raccoglie, tra l’altro, preziosi manoscritti e incunaboli (nome dato ai primi prodotti della tipografia, dalle origini al 1500).

L’Abbazia oggi

Conserva numerosi tesori d’arte e di cultura, mentre i Padri Benedettini che l’abitano da circa mille anni, continuano la loro opera spirituale e culturale attraverso la preghiera, l’osservanza della regola di S. Benedetto e le numerose attività in cui sono impegnati: la custodia dell’archivio e della biblioteca, l’accoglienza degli ospiti e dei pellegrini, il servizio ministeriale nella diocesi abbaziale, la formazione del clero.

LA VISITA DELL’ABBAZIA

Nel corso dei secoli l’abbazia si è arricchita di molte opere d’arte di epoche diverse: edifici, affreschi, mosaici, sarcofagi, sculture, quadri, codici miniati e oggetti preziosi. La visita prevede il seguente itinerario:

Basilica
Costruita nell’XI sec. dall’abate S. Pietro e consacrata dal papa Urbano II il 5 settembre 1092, fu completamente ricostruita nel XVIII sec. su disegno di Giovanni del Gaiso.
Dell’antica basilica restano l’ambone cosmatesco (Cosmati: denominazione convenzionale dei marmorari attivi soprattutto a Roma e nel Lazio fra il 12° e il 14° secolo) del XII sec. e la cappella dei SS. Padri, ristrutturata e rivestita di marmi policromi nel 1641.

Cappelle dell’antica basilica

Notevoli il paliotto (Rivestimento decorativo dell’altare) marmoreo dell’XI sec., le sculture di Tino di Camaino ed il pavimento in maiolica del XV sec..

Chiostro
Del XIII sec., situato sotto la roccia sovrastante, su colonnine binate di marmi vari con capitelli romanici e archi rialzati.

Sala del capitolo antico
Adiacente al Chiostro, gotica, del secolo XIII, accoglie sarcofagi e affreschi di epoche diverse.

Cimitero longobardo
Cripta del XII sec., su colonne del secolo IX – X e pilastri cilindrici in muratura, di effetto assai suggestivo; Cappella di San Germano, del 1280.

Museo
Splendida sala del XIII sec., nella quale sono esposti quadri, sculture, sarcofagi, corali miniati, facsimili di documenti dell’archivio.

Capitolo
Sala con elementi diversi: schienali lignei del 1540, affreschi alle pareti del 1642, pavimento in piastrelle maiolicate del 1777, soffitto del 1940.

vedi anche

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