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Benevento è nota anche come la ‘città delle streghe’

by jp4aati9

Benevento, ricca di fascino per la sua storia e per i monumenti, è famosa anche come “Città delle Streghe”, per la leggenda che forse nacque nel periodo della dominazione longobarda sulla città. La maggior parte degli abitanti si erano convertiti al cristianesimo ma alcuni veneravano ancora gli Dei pagani, in particolare Iside, Diana ed Ecate il cui culto è ancora testimoniato da monumenti sparsi per la città.

Quando qui arrivarono i Longobardi, non cristiani, forse alcuni pagani si unirono a loro nel culto degli alberi presente nella religione longobarda e nel culto della vipera d’oro cara ad Iside. Da qui forse nacquero le leggende delle orge infernali che si tenevano le notti di sabato sotto un enorme noce.

La leggenda
Nell’immaginario popolare dell’Italia meridionale, e in particolare dell’area di Benevento, la janara è una dei tanti tipi di streghe che popolavano i racconti della tradizione del mondo contadino.
Queste donne erano assai temute dalla gente. Si pensava, infatti, che potessero causare aborti e deformità nei neonati.
Il nome janara deriva forse da Dianara, «sacerdotessa di Diana», dea romana, oppure dal latino ianua, «porta». Si credeva che durante la notte avessero la capacità di passare sotto le porte.

La janara usciva di notte e andava nelle stalle dei cavalli per prendere una giumenta e cavalcarla per tutta la notte. Avrebbe avuto inoltre l’abitudine di fare le treccine alla criniera della cavalla rapita, lasciando così un segno della sua presenza. Per evitare il rapimento delle giumente si era soliti, nel passato e ancora oggi, lasciare un sacco di sale o una scopa davanti alle porte delle stalle. La janara non poteva resistere alla tentazione di contare i grani di sale o i fili della scopa e sarebbe dovuta fuggire al sorgere del sole.

Secondo le più antiche leggende, le streghe beneventane si riunivano sotto un grande noce sulle sponde del fiume Sabato. Venivano invocate con una cantilena “‘nguento ‘nguento, mànname a lu nocio ‘e Beneviente, sott’a ll’acqua e sotto ô viento, sotto â ogne maletiempo”. Esse qui tenevano i loro sabba, convegni di streghe in presenza del demonio, in cui lo veneravano sotto forma di cane o caprone.

La janara solitamente era una esperta di erbe medicamentose e sapeva riconoscere quelle con poteri narcotici oppure stupefacenti. Le usava nelle pratiche magiche, come la fabbricazione dell’unguento che le permetteva di diventare incorporea come il vento. Contrariamente a tutte le altre streghe, la janara era solitaria e spesso aveva un carattere aggressivo e acido.

Aveva però un punto debole nei capelli. Secondo la tradizione, per poterla acciuffare bisognava afferrarla per i capelli. Alla domanda “che tie’ ‘n mano?”, cioè “cosa hai tra le mani?” rispondendo “fierro e acciaro” essa non riusciva a liberarsi. Rispondendo invece “capiglie’“, cioè capelli, la Janara avrebbe risposto “e ieo me ne sciulio comme a n’anguilla“, cioè me ne scivolo via come un’anguilla, e si sarebbe così liberata dandosi alla fuga.

Inoltre si diceva che chi fosse riuscito a catturare la janara quando era incorporea avrebbe guadagnato, in cambio della libertà. la protezione delle janare sulla famiglia per sette generazioni.

Le altre streghe di Benevento
Nell’immaginario popolare di Benevento oltre alle janare vi sono altri tipi di streghe. La Zucculara, zoppa, infestava il Triggio, la zona del teatro romano. Era così chiamata per i suoi zoccoli rumorosi. La figura probabilmente deriva da Ecate, che indossava un solo sandalo ed era venerata nei trivii (“Triggio” deriva da trivium).
Vi è poi la Manalonga (braccio lungo), che vive nei pozzi, e tira giù chi passa nelle vicinanze. La paura dei fossi, immaginati come varchi verso gli inferi, è un elemento ricorrente. Nel precipizio sotto il ponte delle janare vi è un laghetto in cui si creano improvvisamente gorghi, che viene chiamato il gorgo dell’inferno. Infine vi sono le Urie, spiriti domestici che ricordano i Lari e i Penati della romanità.

Nelle credenze popolari la leggenda delle streghe sopravvive in parte ancora oggi. Anzi si arricchisce ancora di aneddoti e si manifesta in atteggiamenti superstiziosi e paure di eventi soprannaturali.

La leggenda delle streghe di Benevento ha ispirato non solo la produzione del famoso liquore “Strega”, ma anche la composizione di alcune opere come il balletto “Noce di Benevento” di Franz Xaver Süssmayr del 1802 e l’omonima opera da camera di Giuseppe Balducci del 1837.

Il Premio Strega è un premio letterario che è stato istituito a Roma nel 1947 dalla scrittrice Maria Bellonci e da Guido Alberti, proprietario della casa produttrice del Liquore Strega, che dà il nome al Premio e si ricollega, nel nome, alle storie sulla stregoneria a Benevento.

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