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Il Parco Vergiliano e la Tomba di Virgilio a Napoli – Orari e giorni di apertura nel 2022

by jp4aati9

Il Parco Vergiliano, con la tomba di Virgilio e di Leopardi, ha riaperto al pubblico da venerdi 11 febbraio 2022, dopo la temporanea chiusura legata alle disposizioni connesse all’emergenza COVID e alla presenza, nei pressi dell’entrata del sito, del cantiere dei lavori per la stazione “Mergellina-Piedigrotta” della Linea 6 della metropolitana, che impediva l’accesso.

Il Parco conserva al suo interno parte dell’acquedotto del Serino, le tombe di Virgilio e Leopardi e la Crypta Neapolitana.

Orari e giorni di apertura del Parco e della Tomba di Virgilio (da febbraio 2022)

Il sito è aperto e visitabile tutti i giorni tranne il martedì – giorno di chiusura settimanale – dalle 8.45 alle 14.45, con ultimo ingresso alle ore 14.15 e ingresso gratuito. Ricordiamo ai visitatori che il sito rimane chiuso in caso di vento e/o pioggia.

Dove si trova il Parco e la Tomba di Virgilio

Il piccolo parco si trova in via Salita della Grotta, alle spalle della chiesa di Santa Maria di Piedigrotta e non lontano dalla stazione ferroviaria di Mergellina.

L’area racchiude una parte delle pendici orientali del promontorio di Posillipo, il cui nome deriva dal greco ‘Pausilypon’ (“pausa del dolore”) dato alla splendida villa romana che sorgeva sulla collina per indicare la pace e la quiete ivi esistenti.

NOTA: Il parco Vergiliano a Piedigrotta (chiamato anche parco della Tomba di Virgilio) è da non confondere con il parco Virgiliano che si trova invece nel quartiere Posillipo.

Il sepolcro di Virgilio e la tomba di Giacomo Leopardi

Nel giardino sono presenti monumenti rilevanti per la storia dell’area partenopea ma ciò che lo rende suggestivo è in particolare il fatto che il sepolcro che si trova all’interno dell’area è attribuito al poeta Publio Virgilio Marone (Andes, 70 a.C. – Brindisi, 19 a.C.), più noto come ‘Virgilio’.

Il parco fu inaugurato nel 1930 e, all’ingresso, si imbocca il viale che sale con più rampe lungo le pendici collinari, con un’imponente edicola fattavi collocare nel 1668 dal viceré Pietro d’Aragona e che contiene due iscrizioni in cui si ricorda anche la presenza della tomba attribuita a Virgilio.

All’interno dell’area è collocato anche un busto di Virgilio, omaggiato dagli studenti dell’Accademia dell’Ohio nel 1931.

La tomba di Giacomo Leopardi

Un’area è dedicata anche alla tomba di Giacomo Leopardi (Recanati, 1798 – Napoli, 1838) che, dal 1939, accoglie le spoglie del poeta, traslate dall’antica Chiesa di San Vitale a Fuorigrotta (oggi scomparsa).

Proseguendo, si giunge alla piazzola davanti l’ingresso orientale della Crypta Neapolitana, una delle più antiche gallerie del mondo, realizzata in età augustea per facilitare i collegamenti tra Napoli ed i Campi Flegrei.

La tomba del poeta Virgilio, tra realtà e tradizione popolare

Sull’autenticità del sepolcro di Virgilio continuano a sussistere controversie e dubbi, anche in riferimento a quanto affermato da Elio Donato (secolo IV d.C.), biografo di Virgilio, secondo cui il poeta fu sepolto al II miglio della via Puteolana, un’ubicazione che per alcuni, invece di corrispondere all’area attigua alla strada romana che attraversava la grotta in direzione di Pozzuoli, si riferirebbe a luoghi diversi e più distanti (Villa Comunale, Piazza Amedeo, falde del Vesuvio, ecc.).

La tradizione popolare vede però questo mausoleo come il luogo in cui giacque Virgilio, assurto a divino protettore di Napoli e magico creatore della Crypta, i cui resti, poi, all’epoca della conquista normanna, furono trasferiti e murati in un luogo nascosto in Castel dell’Ovo, per evitare che un così prezioso simulacro venisse sottratto alla città, vanificandone la funzione protettiva.

Il mausoleo funerario, edificato in opus reticulatum agli inizi dell’età imperiale, è del tipo a colombario con tamburo cilindrico su un basamento quadrangolare, in cui è ricavata la cella funeraria a pianta quadrata con volta a botte, illuminata da feritoie e dotata di dieci nicchie per ospitare le urne cinerarie.

La Crypta Neapolitana

Nota anche come “Grotta vecchia di Pozzuoli”, questa galleria fu costruita in età augustea dal liberto Lucius Cocceius Aucto, architetto di Agrippa ed ammiraglio di Ottaviano, secondo Strabone (V, 4, 6) artefice anche del Portus Iulius, della “Grotta di Cocceio” e della Crypta romana a Cuma.

Menzionata nella Tabula Peutingeriana (una carta con itinerari stradali di epoca tardo imperiale) e ricordata oltre che da Strabone anche da Donato, Seneca, Petronio ed Eusebio, il cunicolo risulta scavato interamente nel tufo per una lunghezza di m 705, una larghezza originaria di m 4,50 ed un’altezza ca. m 5,00, rischiarata e ventilata da due pozzi di luce obliqui.

La scarsa visibilità all’interno della struttura portò già durante il vicereame spagnolo alla realizzazione di un sistema di illuminazione costituito da lanterne sorrette da funi tese tra pali; nel 1806, con Giuseppe Bonaparte, vi si installarono due file di fanali tenuti costantemente accesi, mentre dalla metà dell’Ottocento si utilizzarono fanali a gas, di cui uno risalente alla fine del secolo, rinvenuto nei recenti lavori di risistemazione.

In seguito alle opere di allargamento ed abbassamento del piano stradale, nonché di pavimentazione eseguite in più fasi da Alfonso d’Aragona nel 1455, da don Pedro di Toledo nel 1548, da Carlo di Borbone nel 1748 e dal Comune di Napoli nel 1893, la grotta ha perso buona parte della sua antica fisionomia.

Ai lati dell’ingresso sono tuttora visibili due nicchie affrescate: quella di sinistra con una raffigurazione di Madonna con Bambino databile al XIV secolo, quella di destra con il volto dell’Onnipotente di incerta datazione.

Petrarca, nell’Itinerarium Syriacum, ricorda una cappella di piccole dimensioni denominata di Santa Maria dell’Idria, realizzata da un eremita proprio nei pressi dell’ingresso alla grotta.

Il bassorilievo con la raffigurazione di Mitra

Durante il restauro aragonese o nel corso dei lavori eseguiti all’epoca del vicereame spagnolo, vi fu rinvenuto il bassorilievo in marmo bianco con la raffigurazione di Mitra datato tra la fine del III e l’inizio del IV secolo d.C., ora conservato nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli.

Testimonianze relative al dio orientale Mitra sono note in Campania a partire dal II secolo d.C., in contrapposizione al sempre più diffuso cristianesimo.

La presenza del rilievo nella Crypta ha fatto pertanto ipotizzare l’eventualità che ci si trovi di fronte ad un luogo di culto mitriaco: il mitreo, infatti, è solitamente identificato nello spelaeum, la caverna cosmica, all’interno della quale, fin dalle più antiche testimonianze iconografiche, è raffigurato il sacrificio del toro.

É probabile che i culti misterici abbiano influenzato non poco la superstizione popolare, che alla grotta ha sempre associato qualcosa di misterioso e magico, al punto che il solo attraversarla indenni era considerato un vero e proprio miracolo.

Luogo certificato Herity

Testi e foto tratti da www.musei.campania.beniculturali.it


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Parco e Tomba di Virgilio
Via Salita della Grotta, 20 – 80121 Napoli
+39 081 669390 | drm-cam.tombadivirgilio@beniculturali.it

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