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Il significato e la storia della Spigolatrice di Sapri (Cilento) – Salerno

by jp4aati9

«Eran trecento, eran giovani e forti,
e sono morti!
Me ne andava al mattino a spigolare
quando ho visto una barca in mezzo al mare:
era una barca che andava a vapore,
e alzava una bandiera tricolore.

……………………In fondo alla pagina il testo integrale

Delicata e insieme popolaresca, opera di uno tra i più noti rappresentanti della lirica patriottica risorgimentale, questa ballata, di atmosfera tardoromantica, rivela l’ispirazione più sincera e spontanea di Luigi Mercantini.

La vicenda è quella, tragica, della spedizione di Carlo Pisacane e dei suoi compagni che, illudendosi di suscitare una rivolta popolare – come tre anni dopo riuscirà invece a Garibaldi – vanno incontro a una catastrofe dovuta, più che alle soldatesche borboniche, all’ignoranza feroce delle masse contadine; ferito e sconfitto, Pisacane si toglierà la vita.

Le cinque strofe di quattro distici di endecasillabi in rima baciata sono introdotte e concluse da un ritornello universalmente noto, composto da un endecasillabo e un quinario anch’essi a rima baciata, che ne sottolineano la cadenza epica e funebre.

Fonte: https://www.treccani.it/magazine/strumenti/una_poesia_al_giorno/07_26_Mercantini_Luigi.html

La spigolatrice di Sapri è una poesia di Luigi Mercantini ispirata alla fallita spedizione di Sapri di Carlo Pisacane (1857) che aveva lo scopo di innescare una rivoluzione antiborbonica nel Regno delle Due Sicilie.

La spigolatrice di Sapri è considerata una delle migliori testimonianze della poesia patriottica dell’epoca.

Il poeta Mercantini si ispira ad una lavoratrice dei campi, addetta alla spigolatura del grano, che si trova per caso ad assistere allo sbarco, incontra Pisacane e se ne invaghisce; la donna parteggia per i trecento e li segue in combattimento ma finisce per assistere impotente al loro massacro da parte delle truppe borboniche.

Nota: spigolare significa raccogliere le spighe di grano rimaste sul campo dopo la mietitura. Da qui il termine ‘spigolatrice’.


Le statue di Sapri, nel Cilento

A Sapri si trovano due statue raffiguranti la Spigolatrice: una, realizzata nel 1994 dall’artista battipagliese Gennaro Ricco, è posta sullo scoglio dello Scialandro.

by Riccardo Pesce


L’altra statua è opera dello scultore cilentano Emanuele Stifano ed è stata inaugurata sul lungomare Italia il 25 settembre 2021.

La statua è di bronzo e rappresenta una donna dalle belle forme e con un abito succinto che sembrerebbe trasparente. Da qui la polemica di chi ha definito l’opera “sessista”.

Fonte: Il fatto quotidiano

Testo della poesia

«Eran trecento, eran giovani e forti,
e sono morti!
Me ne andava al mattino a spigolare
quando ho visto una barca in mezzo al mare:
era una barca che andava a vapore,
e alzava una bandiera tricolore.
All’isola di Ponza si è fermata,
è stata un poco e poi si è ritornata;
s’è ritornata ed è venuta a terra;
sceser con l’armi, e a noi non fecer guerra.
Eran trecento, eran giovani e forti,
e sono morti!
Sceser con l’armi e a noi non fecer guerra,
ma s’inchinaron per baciar la terra.
Ad uno ad uno li guardai nel viso:
tutti aveano una lagrima e un sorriso.
Li disser ladri usciti dalle tane,
ma non portaron via nemmeno un pane;
e li sentii mandare un solo grido:
“Siam venuti a morir pel nostro lido”.
Eran trecento, eran giovani e forti,
e sono morti!
Con gli occhi azzurri e coi capelli d’oro
un giovin camminava innanzi a loro.
Mi feci ardita, e, presol per la mano,
gli chiesi: “Dove vai, bel capitano?”
Guardommi, e mi rispose: “O mia sorella,
Vado a morir per la mia patria bella”.
Io mi sentii tremare tutto il core,
né potei dirgli: “V’aiuti il Signore!”
Eran trecento, eran giovani e forti,
e sono morti!
Quel giorno mi scordai di spigolare,
e dietro a loro mi misi ad andare:
due volte si scontrâr con li gendarmi,
e l’una e l’altra li spogliâr dell’armi:
ma quando fûr della Certosa ai muri,
s’udirono a suonar trombe e tamburi;
e tra ’l fumo e gli spari e le scintille
piombaron loro addosso più di mille.
Eran trecento, eran giovani e forti,
e sono morti!
Eran trecento e non voller fuggire,
parean tre mila e vollero morire;
ma vollero morir col ferro in mano,
e avanti a loro correa sangue il piano:
fin che pugnar vid’io per lor pregai,
ma a un tratto venni men, né più guardai:
io non vedea più fra mezzo a loro
quegli occhi azzurri e quei capelli d’oro.
Eran trecento, eran giovani e forti,
e sono morti!»

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